in questi giorni mi sono
ripromesso di non parlare di
politica.
per due
ragioni fondamentali.
innanzitutto perchè ci sono già troppe
campane che suonano riguardo a questo
argomento; secondariamente perchè non voglio dare un'
impronta troppo marcata a questo blog, che ho aperto con l'
intento di affrontare temi di diversa
natura.
ultimamente la
situazione pre-elettorale si sta
arroventando: si alternano
accuse a scontri verbali, e si attende il primo
duello televisivo, previsto per
martedì, tra i leader delle rispettive
coalizioni.
c'è chi, forse
mosso da una giustificabile
stanchezza, rinuncerà ad avvicinarsi con
interesse a quel
confronto così come a tutte le vicende che si
succederanno prima del voto.
io
invidio coloro i quali
riescono a portare a termine questa presa di
posizione.
li invidio perchè mi sono riscoperto un
appassionato di politica: i faccia a faccia mi
incollano al teleschermo e, tra televideo e
internet, riesco a stare abbastanza
aggiornato sui risvolti delle principali
questioni sorte durante la settimana.
quello che tiene
viva questo mia
attenzione è, però, un
sentimento di attaccamento
sportivo: sentito, costante, ma del tutto
oggettivo ed indiretto.
in definitiva non mi sento
coinvolto come parte in causa e, trovo, personalmente, che dalla parte del
sistema politico, questa sia una piccola grande
sconfitta.
non pretendo di volermi
rispecchiare in uno dei
candidati che andrò a votare, ma mi sembra il minimo trovare, di fronte a me, dei
personaggi che siano portatori di
valori, idee e
proposte che mi
rappresentino in quanto cittadino.
solo quando questo accadrà con
concretezza potrò sentirmi parte degli
ingranaggi che muovono, anche se a stento, questo
paese.
fino ad allora, e con evidente
dispiacere, la matita sul simbolo del
partito ci finirà di più per la
contrazione dei
muscoli dell'arto superiore destro, piuttosto che grazie all'azione di quelli
cardiaci.