31 luglio 2006

indulto insulto.

gioco di parole forzatamente attuale e su cui farci almeno un pensierino.
è stato approvato, tra soffocate polemiche che forse avrebbero meritato più attenzione, il provvedimento che ridurrà di tre anni la permanenza dietro le sbarre di circa 12mila detenuti.
anche se con ovvie restrizioni, questa manovra porterà comunque ad un sostanziale sfoltimento delle carceri italiane, spesso al centro di discussioni riguardo al loro sovraffollamento.
pare sia proprio quest'ultima la motivazione principale che ha spinto il parlamento a votare a favore di questa legge e, contemporaneamente, a farmi riflettere.
trovo, infatti, che questo atto giuridico pecchi in completezza, sia riguardo ai pretesti con i quali è stato scritto, che alla luce delle conseguenze a cui porterà.
il sistema penale e giudiziario del nostro paese necessita di una riforma strutturale che punti, soprattutto, a snellire i procedimenti burocratici, ad abbreviare l'iter dei processi e a rivedere le condanne, con gli sconti e i privilegi ad esse associate.
il problema delle carceri affollate è una questione accessoria e consequenziale, ha bisogno di una soluzione temporanea e non trova, nell'indulto, il suo appianamento.
sarebbe più logico, ad esempio, sistemare i condannati in nuovi alloggi penitenziari, già presenti sul territorio italiano, ma chiusi o in attesa di chissà quale remota autorizzazione.
a posteriori, inoltre, l'indulto abbrevierà le pene anche a crimini oggettivamente gravi, come omicidi volontari plurimi, e non prevede sostanziali attività di recupero, fondamentali in molti casi di passaggi dal carcere alla vita comune.
alla luce di queste incongruenze sono state però poche le voci fuori dal coro, e così camera e senato hanno dato il loro assenso, lasciando nelle mani del capo dello stato la naturale firma del documento.
ancora non mi è molto chiaro se tutto questo è stato un lodevole gesto di clemenza o un'astuta mossa di convenienza.

28 luglio 2006

gardaland.

nelle giornate pre e post-gita al suddetto parco di divertimenti si è nuovamente segnalata la mia latitanza da queste parti. la cosa non mi preoccupa più di tanto anche perchè, nella quasi totalità dei casi, credo di essere l'unico lettore del mio blog e, in questo desolato conflitto d'interessi, le spiegazioni non sono necessarie.
la visita a gardaland è stata davvero piacevole: la compagnia di cinque simpatici amici ha contribuito notevolmente ad elevare il grado di spensieratezza, già tenuto alto dai capovolgimenti e docce all'aperto delle attrazioni.
si ride, anche solo per il gusto di farlo, mentre l'adrenalina scalpita alla vista di quei tecnologici connubi di altezza e velocità che svettano qua e là, tra facce distese ed interminabili code.
è uno svago spontaneo, che accantona le tensioni, smuove lo spirito e che difficilmente non coinvolge anche i più decisi nemici delle giostre.
andate a ricredervi.

23 luglio 2006

taking back sunday.

quintetto americano in grado di vendere centinaia di migliaia di album in patria e di passare quasi inosservato dalle nostre parti.
tralasciando le ingiuste logiche del mercato discografico, che riguardano i taking back sunday così come tantissimi altri gruppi, segnalo questa meritevole band newyorkese, giunta da poco a chiudere il primo trittico di dischi tenendo alto il valore della proposta musicale da loro offerta.
proposta che, dall'emo coinvolgente e melodico di "tell all your friends" del 2002, si è spostata verso un intenso rock, prima cautamente con il fortunato "where you want to be" del 2004 e poi, con assoluta decisione, con il recente "louder now", il primo uscito sotto major dopo anni passati in victory records.
con il tempo hanno un po' perso per strada la naturalezza degli esordi, ma hanno sicuramente guadagnato in personalità e vigore, senza cali di tono.
a casa loro non ne sentono la necessità, ma qui un po' di attenzione possiamo dargliela.

22 luglio 2006

disparatamente.

il titolo del post di ieri fa riferimento a dei pretesti.
esistono, infatti, delle motivazioni, di differenti gradi di serietà e non necessariamente collegate al blog, che mi hanno spinto a ritornare a battere le dita sulla tastiera del computer.
se dovessi raggrupparle in sfere di appartenenza potrei, utilizzando dei binomi neologistici, citare ragioni automobilistico-famigliari o vacanziero-climatiche oppure, restando in ambiti ben più consueti, collegare questo mio rientro alla grande dose di tempo libero che ho somministrato da poco lasciando che faccia effetto, almeno fino agli sgoccioli di agosto.
al termine del mese estivo per eccellenza dovrò, invece, riallineare gli angoli della bocca e prepararmi ad una nutrita sfilza di amare considerazioni che mi porteranno, spero dapprima con dedizione e, successivamente, con soddisfazione, ad orientare le orbite oculari verso libri, quaderni ed appunti, in vista di un'impegnativa sessione di esami universitari.
nel caso dovessi lasciar da parte il blog, solo in quell'occasione avrò una reale giustificazione, ma fino a quel periodo, che comunque inevitabilmente mi attende, non sarà mia intenzione tralasciare questo piccolo e confortevole open space.
tornando, com'è giusto che sia, al presente, faccio notare che il nome del post odierno non è vittima di un errore di battitura o di ortografia, ma è un modo diretto per descrivere la mia situazione nel confronti dello strumento sul quale sto scrivendo.
arrivando da un'assenza lunga, a tratti insensata e che ha fretta di farsi dimenticare, gli argomenti di cui parlare fioccano così velocemente che non è facile cernitarli con un criterio ben ponderato.
passare dalle intercettazioni al libano, così come dall'afa ai taxisti, giusto per fare qualche esempio, non è opera semplice e, oltre a non sentirmi così profondamente preparato su questi temi, il rischio di finire a saltellare tra banalità ed equivoci è decisamente alto.
e cadere rovinosamente è doloroso.
perciò prendo la strada più sicura, uscendo al primo svincolo con un'innocente ignavia.

21 luglio 2006

rientro pretestuoso.

a poco più di un mese dal mio ultimo post e ad un mese esatto dalla settimana al mare che mi attende, torno a casa blogger per tentare di restituire nuova linfa ad un blog ormai sepolto nella memoria.
è un compito non facile e già più volte naufragato senza particolari ragioni, ma sento che può semplificarsi se la motivazione di scrivere qua, in me sopita, ma mai scomparsa, resta ad un livello tale da permettermi di stilare un intervento al giorno, gesto che richiede una quantità irrisoria di fatica, ma almeno una goccia in più di ispirazione e buona volontà: due qualità, soprattutto la seconda, date per disperse negli ultimi tempi, qui dalle parti dei miei pigri neuroni.
a costo di scontrarmi con una pateticità telematica, io ci riprovo.
qui chiudo, questo era solo un avviso.
per essere prolissi ancora c'è tempo.