22 luglio 2006

disparatamente.

il titolo del post di ieri fa riferimento a dei pretesti.
esistono, infatti, delle motivazioni, di differenti gradi di serietà e non necessariamente collegate al blog, che mi hanno spinto a ritornare a battere le dita sulla tastiera del computer.
se dovessi raggrupparle in sfere di appartenenza potrei, utilizzando dei binomi neologistici, citare ragioni automobilistico-famigliari o vacanziero-climatiche oppure, restando in ambiti ben più consueti, collegare questo mio rientro alla grande dose di tempo libero che ho somministrato da poco lasciando che faccia effetto, almeno fino agli sgoccioli di agosto.
al termine del mese estivo per eccellenza dovrò, invece, riallineare gli angoli della bocca e prepararmi ad una nutrita sfilza di amare considerazioni che mi porteranno, spero dapprima con dedizione e, successivamente, con soddisfazione, ad orientare le orbite oculari verso libri, quaderni ed appunti, in vista di un'impegnativa sessione di esami universitari.
nel caso dovessi lasciar da parte il blog, solo in quell'occasione avrò una reale giustificazione, ma fino a quel periodo, che comunque inevitabilmente mi attende, non sarà mia intenzione tralasciare questo piccolo e confortevole open space.
tornando, com'è giusto che sia, al presente, faccio notare che il nome del post odierno non è vittima di un errore di battitura o di ortografia, ma è un modo diretto per descrivere la mia situazione nel confronti dello strumento sul quale sto scrivendo.
arrivando da un'assenza lunga, a tratti insensata e che ha fretta di farsi dimenticare, gli argomenti di cui parlare fioccano così velocemente che non è facile cernitarli con un criterio ben ponderato.
passare dalle intercettazioni al libano, così come dall'afa ai taxisti, giusto per fare qualche esempio, non è opera semplice e, oltre a non sentirmi così profondamente preparato su questi temi, il rischio di finire a saltellare tra banalità ed equivoci è decisamente alto.
e cadere rovinosamente è doloroso.
perciò prendo la strada più sicura, uscendo al primo svincolo con un'innocente ignavia.