debilitato.
due grossi macigni gravano sulle mie palpebre.
implacabili, come le porte scorrevoli del vagone di una metropolitana, si chiudono, incrementando con prontezza la temperatura alle loro spalle.
non è sonnolenza, non è fatica; mi rassegno a questa condizione senza rinunciare a colloquiare con i miei amati componenti circuitali di silicio che stazionano, rumorosi, a ridosso dei miei arti inferiori, oggi pesanti senza alcuna particolare ragione.
le tempie giocano ad una versione ancestrale di pong, passandosi monotonamente l'encefalo come un qualsiasi ammasso ordinato di pixel. per la cronaca, la situazione è di costante pareggio.
nel quartiere dell'ugola i pompieri sono in sciopero: l'incendio confida nella notte per estinguersi delicatamente e lasciare fresche ceneri di un rogo domato dalla natura.
il resto è un susseguirsi di istantanee ere glaciali, dove le migrazioni coprono tutto il corpo, ma senza creare forti subbugli abitativi.
è una pace stanca ed indebolita, che vede le lenzuola come un obiettivo di risanamento.
conseguenza di un bel weekend, il blog è drasticamente passato in secondo piano.
ora, e spero per poco ancora, è toccato alla mia salute mettersi da parte, con una freccia intermittente, in una piazzola di sosta.
4 Comments:
mi piace davvero come scrivi.
e pensa alla salute :)
e a me fa davvero piacere che tu lo dica.
alla salute ci ho pensato, ed infatti con me è stata clemente: stamattina mi sento decisamente meglio.
Vai ashtarbén!!! d;)
meglio cosi allora!
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