arctic monkeys.
gli inglesi, in fatto di musica, sono un po' nazionalisti. spesso tendono ad incensare eccessivamente le lodi dei gruppi di casa loro e non sempre esiste un corrispettivo valore della proposta da loro promossa.
loro sono quattro, usciti dall'adolescenza da non molto e rietrano perfettamente nel caso della premessa che ho fatto.
la loro scalata al successo è debitrice della forte componente del passaparola che, grazie al giro di download messo in piedi su internet, ha creato un piccolo caso in patria, tanto da smuovere la domino records, che non ha aspettato un secondo di più a mettere sotto contratto il quartetto di sheffield.
il primo traguardo raggiunto da questi ragazzi è incredibile: due singoli piazzati al numero uno senza troppi problemi e l'album fresco di stampa "whatever people say i am, that's what i'm not" anch'esso in cima alla classifica britannica.
spulciando i dati di vendita ci si trova di fronte ad un record perchè, in una sola settimana dall'uscita, il disco ha raggiunto le 360mila copie (più di 100mila solamente nella prima giornata); un primato, se teniamo conto che si tratta di un album di debutto.
numeri e clamore a parte, la musica dei giovani inglesi non è comunque memorabile: sicuramente divertente, piacevole ed interessante, si rifà ai clichè già collaudati da bands come franz ferdinand o strokes, ma la scusante anagrafica potrà far fiorire con maggior evidenza un potenziale sicuramente elevato.
sperando non vadano a rovinarsi con le loro stesse mani, faccio gli auguri di una raggiante carriera alle scimmie artiche.
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