05 novembre 2005

dissent.

settimana di proteste.
quelle degli studenti contro la riforma scolastica. a roma, davanti al parlamento; a milano, con l'occupazione dell'università statale.
quelle della sinistra più radicale contro l'operato del sindaco di bologna, sergio cofferati.
quelle delle migliaia di ragazzi a locri, per ribadire un ennesimo "no" alla mafia.
quelle sulla linea ferroviaria torino-lione contro i collegamenti per i treni ad alta velocità.
quelle in francia, nate nelle tumultuose periferie parigine ed ora pronte ad espandersi a livello nazionale.
quelle in argentina, al vertice delle americhe di mar del plata, dove diego armando maradona ha guidato l'opposizione al presidente americano george bush.
quelle anti-israeliane in iran, aizzate dal presidente ahmadinejad. a cui hanno risposto quelle pro-israeliane, la più importante delle quali si è svolta a roma.
e non so quante altre.
serviranno? non serviranno?
l'unico fatto certo è che riescono a far parlare di sè. è un male quando, di mezzo, ci finiscono scontri e feriti, ma è un bene perchè l'attenzione su determinate questioni cresce, diventa di livello nazionale, fa attivare i media.
nella maggior parte dei casi quando i media si disinteressano di questi avvenimenti, la protesta tende a rientrare. viene indebolita da compromessi o dall'indifferenza. e finisce.
il problema, al contrario, rimane. ma in tv non ci entra più.